di Riccardo Fontana
Anche l’ingegner Giotto Bizzarrini se n’è andato ieri, a poca distanza da quello che sarebbe stato il suo novantasettesimo compleanno.
Che dire di Bizzarrini? Poco in realtà, sul padre della 250 GTO si rischierebbe di dire solo delle ovvietà trite e ritrite, mi piace però ricordarlo, al pari degli altri protagonisti della celebre “rivolta di palazzo” di fine 1961, come uno dei pochi ad aver avuto le palle di tenere testa al Vecchio Ferrari, e non è affatto poco.
Fu tecnico – geniale in verità – e collaudatore di vaglia, protagonista di molte giornate di test sull’Abetone con le GT e, spesso, anche coi Prototipi su cui lavorava a Maranello.
Il curriculum di Giotto Bizzarrini parla di Alfa Romeo (dove trovò modo di entrare in conflitto – a ragione – con quella “pasta d’uomo” di Rudolf Hruska), Ferrari, Lamborghini ed Iso Rivolta, per finire col compimento del grande passo, la creazione della Bizzarrini nella sua Livorno, diventando – seppur per breve tempo – costruttore.
È sopravvissuto di qualche mese a quel Mauro Forghieri che dalla sua dipartita da Maranello ereditò la nascente 250 GTO sublimandola nel mito che poi è diventata.
Probabilmente starà sedendosi a pranzo “col Chiti” a quest’ora, chissà quante cose avranno da dirsi.
Buon viaggio Ingegnere.

di David Tarallo
Nella mia carriera ho incrociato tante volte l’ingegner Bizzarrini ma gli incontri più belli risalgono agli ultimi anni di liceo quando, nel periodo primaverile, riuscivo ad arrivare al circuito del Mugello dove passava le sue giornate. Scattavo foto con una Canon AF35MM già inadeguata all’epoca, osservandolo da debita distanza finché, vinta l’iniziale diffidenza, prese a parlarmi e a spiegarmi in termini semplici e chiarissimi le soluzioni che stava sperimentando o che intendeva elaborare. In certe intuizioni era veramente in anticipo sui tempi, forse ancora più di un Carlo Chiti. Bizzarrini aveva la tempra dell’inventore. Anni e anni dopo, nel 2000, collaboravo col Rotary Club Firenze-Bisenzio come addetto stampa e lo invitammo per una serata a tema: ci stupì tutti con la sua lucidità e anche con voglia di sfatare certi miti e credenze che nell’automobilismo sono così facili a formarsi e a cristallizzarsi. Parlò ovviamente della nascita della GTO, dei test del 1961, ammettendo che Enzo Ferrari per le prime prove gli aveva dato una vecchia 250 GT Boano, altro che SWB. Di quella serata ho tante diapositive simpatiche che purtroppo non posso scansionare in questo momento. Peccato. Proponiamo quindi alcune immagini di un’esposizione su di lui e su Lampredi organizzata a Cecina nell’estate del 2011.






