Due Porsche 935 del 1980

Di alcuni modelli provenienti dalla collezione di Ulrich Upietz ho già parlato l’anno scorso in un paio di episodi di questa rubrica1. E siccome articoli di questo genere “tirano” sempre parecchio, segno tangibile della curiosità e della voglia di approfondire dei lettori di PLIT, ecco un altro fugace anche se documentato ricordo di un’epoca che si sta allontanando ma che lascia bagliori di rara suggestione.

Molti conosceranno i kit della Porsche 935 K3 della BAM-X, modelli forse non tra i migliori della produzione di Ruf ma all’epoca avere una di quelle scatoline cilindriche era sempre un gran bel vivere. Me ne accaparrai una anch’io, di quelle K3, anche se non nella mia versione preferita. Avrei voluto la Apple Computer di Le Mans ’80, affascinante nella sua livrea coloratissima ma mi toccò accontentarmi della più banale Sachs, sempre di Le Mans ’80, presa da Tron nel giugno 1983, un’epoca in cui già questi modelli scarseggiavano. Non era quindi il caso di fare troppo gli schizzinosi e la montai anche abbastanza benino, per avere 12 anni.

Salto in avanti di almeno un quinquennio. E’ il 1988 o giù di lì e come vi ho raccontato più volte, il Porsche Modell Club pubblica una serie di quaderni di documentazione con stampe su carta fotografica della collezione di Ulrich Upietz e di altri (fra cui H.G. Nieder, altro appassionato di Porsche).

Su queste edizioni, riservate per lo più ai soci del club, appaiono modelli che la maggior parte dei collezionisti si sognava di notte. Raccolte così complete, almeno in Italia, non erano all’ordine del giorno, anche se qualche esperto di livello ce l’avevamo anche noi.

A distanza di tanti anni, diversi di questi pezzi sono confluiti in un paio di raccolte, poi rivendute attraverso un intermediario.

In questo episodio di “Storie di modelli” vedete due Porsche della Record abbastanza particolari, esattamente le stesse che appaiono nella pubblicazione del Porsche Modell Club consacrata alla terza parte della storia della 935 (1980-1982). La K3 Sachs è nelle immagini originarie insieme all’altra vettura del Barbour Racing, la Apple Computer, che chissà dove sarà finita (la storia si ripete). Da notare che nella foto come nel modello conservato oggi, le decals Goodyear sulle gomme sono applicate solo sul lato destro. Chissà poi perché? Forse giusto per scattare la foto? Eppure la Apple Computer, che è dello stesso identico lotto e dello medesimo montatore, le ha. Misteri, anche se marginali.

La seconda 935 è la Joest Liqui Moly vincitrice alla 24 Ore di Daytona 1980. Per un motivo a me ignoto mancano (e mancavano anche all’epoca) le classiche striscioline rossoblu sul tetto. Se ne intravede un frammento in corrispondenza col contorno superiore del parabrezza.

La Porsche 935/J Daytona 1980 in fase di restauro, con i fari supplementari da applicare di nuovo in modo corretto

Quando recuperai il modello, i due fari supplementari, che in origine dovevano essere attaccati con lo sputo, erano stati rincollati malissimo, storti e fuori posto come peggio non si sarebbe potuto. Per fortuna la colla usata dall’improvvisato restauratore – una specie di acrilica – era molto gommosa e venne via abbastanza facilmente con della semplice acqua. Ora i fari sono al loro posto.

E’ banale ripeterlo, ma modelli come questo sono delle vere macchine del tempo. Come dite, li ha fatti Spark? Accomodatevi pure.

Nella terza parte del quaderno Porsche 935 Turbo, edito dal Porsche Modell Club, la vettura della 24 Ore di Daytona 1980 era fotografata accanto alla versione DRM. Dopo 37 anni, il modello Record non ha fatto una piega. Noi collezionisti sì
  1. https://pitlaneitalia.com/2024/03/28/e-allora-mambo/ e https://pitlaneitalia.com/2024/03/21/ulrich-upietz-il-porsche-modell-club-e-una-935-abbastanza-particolare/ ↩︎

3 pensieri riguardo “Due Porsche 935 del 1980

  1. ingordamente divorato come fosse un dolcetto delizioso. Questi servizi fanno bene all’anima!! Ricordo quei cataloghini o mini guide di PMC . Ne ho ancora una da qualche parte inviatami da tron qualche decennio fa. Certo, spark fa tutto ma vuoi mettere il profumo dei nostri adori kit? Perché poi c’è kit e kit . Quello in cui ci tuffiamo per montare e quello che ci tuffiamo per….”ANNUSARE” . Che non faremo MAI .

    è sempre un piacere

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    1. Grazie Dario, commenti come il tuo fanno piacere. Sul PMC potrei scrivere molto, avendo tutta la documentazione di almeno 10 anni di attività. Tron era il rappresentante per l’Italia, ma io mi ero iscritto e comunicavo con il club direttamente. Sul profumo dei kit in resina si potrebbe dire molto, e sono ricordi evocativi: aprivi quelle scatoline blu o bianche, o a scacchi rossi, blu o verdi e l’odore della resina, ma anche delle decals e della gommapiuma si propagava nell’aria e per noi era meglio del profumo di pane fresco di mattina dal panettiere. In parte anche gli Spark hanno questo odore quando stacchi la teca dalla base, ma quel profumo dei kit era la promessa di un divertimento. Divertimento che iniziava al momento di ordinare tutti i pezzi sul tavolo immaginando le maggiori difficoltà da affrontare, i miglioramenti da apportare e così via.

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