di Riccardo Fontana
Il collezionismo di automodelli è in ottima parte fatto di fisime più o meno estemporanee, e certamente chi scrive non fa eccezione: da un po’, essendo un inflessibile estimatore dell’auto vera, sto cercando un’Alfa Romeo Montreal in scala 1:24 di quelle che sono uscite in edicola allegate a svariate collane, e questo sia perché è un ottimo modello, e sia perché avendo l’omologa Montreal della Togi sarebbe bello metterle una accanto all’altra, per toccare con mano l’evoluzione concettuale dell’interpretazione in scala 1:24 (o 1:23, poco cambia) del medesimo soggetto nell’arco di cinquant’anni.
Sono quelle cose, un po’ a metà tra Alessandro Barbero e le rubriche di Quattroruotine, che sanno stuzzicarmi come poche altre, e me ne escono sempre di nuove.
Perché non l’ho ancora presa questa benedetta Montreal edicolosa? Primo: non ho nessunissima intenzione di farmi pelare le terga per un – appunto – edicoloso, e secondo… Vedi “primo”: non è un modello raro, si trova con estrema facilità, ma le richieste, mediamente, sono del tutto insensate, e qui sconfineremmo su un terreno – quello degli edicolosi e della relativa speculazione che li circonda – che abbiamo già lambito anche troppe volte (https://pitlaneitalia.com/2023/03/04/alfa-romeo-giulietta-t-i-berlina-124-di-auto-vintage/).
Un episodio in particolare mi ha colpito: qualche settimana fa stavo girando un mercatino, e nell’imbattermi in un banco con molte Alfa Centenary in vendita ho chiesto se ci fosse, magari nascosta, la famosa Montreal.
Risposta negativa.
È seguito un breve scambio, in cui in buona sostanza ho detto che in tal caso mi sarei accontentato dell’ “umile” Togi in mio possesso, sentendomi ribattere che “eh, gran pezzi i Togi, però sono un po’ naif, queste invece sono più reali delle vere”.
Naif…
Ho salutato e sono ripartito, senza polemiche, che tanto ho la fortuna di avere PLIT per polemizzare a piacimento.
Il “naif” riservato ai Togi, in effetti, due righe le merita, forse anche quattro, e per spiegare appieno il contesto occorre fare una leggera digressione sul tema delle auto vere, argomento che dovrebbe essere sempre parallelo ai modelli.
Prendiamo ad esempio una GT 1750 Veloce del 1968 e una GT V6 del 2005, la 156 coupé in buona sostanza: la moderna è estremamente più performante, affidabile e ben rifinita della vecchia, eppure una si paga il prezzo dell’acciaio in discarica (lei) mentre l’altra costa sempre più un occhio della testa, è un mito intramontabile, e nessuno si sognerebbe mai di preferirle la “nipote”.
Perché? Perché il “naif” è un concetto che sta solo nella testa di qualche vecchio malato di realismo, e proprio in questo sta il motivo ed il blasone dei modelli obsoleti.
I Togi non sono modelli Alfa Romeo, sono “I” modelli Alfa Romeo, fanno respirare la stessa aria delle Alfa Romeo vere degli anni ’60 e ’70, e non sono minimamente paragonabili a dei modelli cinesi moderni.
Andrebbero prese entrambe le interpretazioni a voler fare un bel lavoro, ma le “vibrazioni” che trasmettono sono completamente diverse.
Chi stravede per la fedeltà nei modelli e disprezza gli obsoleti parla spesso, a sproposito tanto per cambiare, di invidia: non mi sento nelle condizione di invidiare un’edicolosa di una GT 1300 Junior o, peggio ancora, una sbagliatissima resincast tirata su malamente da qualche cinese senza nome, anche perché scendendo in garage c’è una Junior vera che mi fa ciao, quindi ricerco altro.
L’altro è, in poche parole, la riduzione in miniatura delle emozioni che mi dà lo Scalino vero.
I modelli moderni vanno acquistati perché sono belli e assai meritevoli di attenzioni, ma serve sempre mantenere un piglio critico e una visione storica delle cose.
Non siamo più negli anni ’70, e come tutto cambia ed è cambiato nel corso degli anni, lo stesso vale per il modellismo: il punto non è più la Solido che fa i cerchi fedeli o la Corgi che fa le ruote veloci, ormai anche questo mondo ha sviluppato una sua storicità.
È un po’ questo il motivo per cui un Togi, che rappresenta anche un unicum di obsoleto tutt’ora riprodotto dallo stesso fabbricante che lo faceva cinquant’anni fa, avrà sempre un suo fascino, mentre un modello moderno ne avrà molto meno man mano che ci allontaneremo nel tempo.
È il concetto dell’opera d’arte contro l’arida matematica, e la matematica ha già perso.
Ho avuto una sola TOGI in vita mia, più di 50 anni fa: una Giulia berlina bianca (non chiedetemi la versione) da montare. Penso che mio padre si ricordi ancora i bestemmioni trattenuti quel S. Stefano, anche se gli autori del regalo di Natale suddetto sono apparentemente sfuggiti alle sue maledizioni…
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P.S.: la Giulia è stata giocata e distrutta dal sottoscritto, come si conveniva a un bambino (sano) della mia età…
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Sto piangendo piano… La Giulia Berlina… Sigh!…
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Allora… Già il montaggio della Montreal richiede cinque o sei mani (ne ho appena trovata una seconda a pezzi, e ho provato a ricomporla), la Giulia Berlina o la 2000 dovevano essere anche peggio, con 6 aperture
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“queste invece sono più reali delle vere”
E anche questo andrebbe discusso. Certo, se vuoi disperatamente la Audi S1 di Rohrl ed hai un budget ridotto, non è cattiva idea spendere circa 20-40€ per averla in 1/24 invece di 100€ per il Minichamps o il Spark. Ma guardando le uscite edicolose di F1 1/24, rimango sorpreso per certe scelte, provocate in parte dalla necessità di tenere i costi bassi, ma anche per l’use d’auto mal ristorate oppure mal conservate come punto di riferimento (cf. una recente 156/85). Queste 1/24 hanno del ‘eye candy’, lo ammetto, ma il discorso è sempre quello: 25-30€ qua e là (a prezzo di copertina) per un edicoloso dopo l’altro, alla fine equivalgono a qualcosa di un po migliore a una scala più bassa, o sopratutto (nel mio caso), ad acquistare certi libri di riferimento che mi mancano ancora. E non parlo neanche della difficoltà in trovare pezzi ben montati: nel mio caso, che ho ZERO talento per il modellismo, non servano neanche di basi per il easy modelling.
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Sono d’accordo su quasi tutto tranne che su un punto, di per sé abbastanza fondamentale: che un Minichamps o uno Spark da 100€ siano più esatti storicamente è tutto da dimostrare.
Anzi, spesso e volentieri sono sbagliati tanto quanto se non più di un “umile” edicoloso in scala 1:24 che costa un terzo, e ciò è tanto più vero quanto più ci avviciniamo al terreno dei Rally.
E gli errori, viste le quasi 200 mila lire richieste per degli 1:43, pesano il triplo in questo caso, proprio in virtù delle quasi 200 mila lire.
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Se guardo a collezioni da edicola tipo Abarth, Maserati o Alfa, di errori ne vedo pochini e, il tutto, si riassume in semplificazioni legate al basso prezzo di vendita.
Se, però, guardo a Spark, con la sua Alpine M64 del colore sbagliato o certe A110 (comparse su questo blog) con particolari praticamente inventati, a 70-80 euro, be’ non trovo alcuna spiegazione che possa giustificare un lavoro così “superficiale”
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Il discorso è proprio quello.
Il “25€ qui 30€ la per un edicoloso in scala 1:24”, se dall’altra parte ci sono delle “perle” come la GTA 1600 Spark o Schuco o quel che diavolo sarà di prossima uscita, non si regge neanche con un’impalcatura in titanio tipo scheletro di Wolverine.
Se con tre edicolosi 1:24 ti compri uno Spark 1:43, con uno Spark e mezzo 1:43 (forse anche meno) ti compri un Remember montato o un Fast by Ciemme43.
È tutto relativo: c’è il McDonald’s (edicoloso) e c’è il Roadhouse (Spark), uno è da poveri l’altro è di lusso ma sempre di fast food parliamo.
Poi, torniamo sempre al punto uno: se dobbiamo dimostrare a tutti i costi il nostro status attraverso dei modellini è un altro discorso, ma in generale gli errori li fanno tutti.
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Mi metto anche io, con piacere, tra i modellisti naif.
Meglio un modello naif che uno tecnologico sbagliato.
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Nessuno discute che i modelli si giudicano in se stessi, indipendentemente del marchio che li produce, indipendentemente dove sia fatto. Altrimenti non avrei io tanti 1/43 e alcuni 1/24 dell’ IXO/Altaya, in ogni caso molti di più rispetto ai modelli di altri marchi con più nome. Come è ovvio che se voglio acquistare la Burago che i miei genitori non si potevano permettere quando avevo 10 anni, certo che non mi aspetterò livelli di dettaglio di un resincast. Ogni modello ha il suo contesto, come ogni contesto ha la decisione d’acquistarlo.
La questione però, e quello era il mio punto, che molti di questi 1/24 forse non sono così dei buoni affari, sopratutto se non sei in grado di correggere errori di montaggio e di pittura. Questo vale certamente per le F1 1/24, se riesci a trovarle al prezzo di copertina senza pezzi che volano dentro la confezione. In quei casi, e se uno ha degli interessi, diciamo, ampi, bisogna porsi qualche domanda e decidere se si vuole tante 1/24 colle ruote e alettoni storti o qualche modello in meno ma un po più decoroso.
Cordiali saluti.
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